Da ventidue anni la manifestazione del Palio dei fuochi è diventata tradizione, recuperando gli antichi riti rurali e la devozione al precursore di Gesù che a Roccamontepiano, per opera dei frati minori francescani aveva intitolato anche un antico convento fondato nel 1421 al cui interno vi è una sorgente di acqua.
Ad animare la prima festa dell’estate nel paese pedemontano della Majelletta, i balli con i canti e la gastronomia di strada.
Il tutto era stato sospeso a causa del Covid-19 nelle due edizioni precedenti.
Lo scorso anno e quello del 2020 si è celebrato solo il rito religioso, la benedizione e l’accensione di un fuoco simbolico.
Ad organizzare il tutto il Comune e la Pro-loco con l’adesione di tutte le associazioni roccolane.
Di solito ogni contrada partecipa attivamente, allestendo una catasta di legna, rovi e paglia in località la Grava, sul sito dove fino al 1765 sorgeva l’antico abitato della Rocca.
Fu proprio in occasione del giorno di San Giovanni Battista che il paese fu completamente distrutto da una apocalittica frana. Roccamontepiano, sorta attorno al castello dei Principi Orsini e poi passato ai Colonna scivolò lungo il pendio di Montepiano trascinato da uno smottamento che si determinò a causa di tre giorni di pioggia ininterrotti, tra il 20 e 23 giugno di quell’anno.
Per secoli i ruscelli e le acque sotterranee avevano eroso la stabilità del sito fino a collassare improvvisamente e causando la morte di cinquecento persone, la distruzione dell’intero borgo con il castello la cinta muraria e le varie chiese.
“Anche per questo motivo i riti di San Giovanni di Roccamontepiano costituiscono una parte di memoria e di identità profonda nella nostra comunita” dichiara il neo primo cittadino Dario Marinelli e prosegue “attorno al Palio dei fuochi per il 23 giugno vi è anche una celebrazione religiosa a cura dei Padri di San Francesco Caracciolo, la fiaccolata dalle rupi di Montepiano con benedizione delle cataste, l’esecuzione di balli, canti e musiche tradizionali a cura dell’Associazione “Abruzzo che balla” nella rassegna “paesi danzanti di Anna Anconitano”.
Sull’area aperta della Grava anche la gastronomia de “lu cumberzijune” (pasto frugale dei lavori nei campi), lo scambio dei “ramajetti” mazzolini di fiori donati tra commare e compari e il rito del bagno delle mani presso la fontana monumentale in ricordo delle vittime della frana.
All’alba di San Giovanni, il 24 giugno a mattina, l’associazione RoccART organizza una passeggiata dalla Grava fino a Montepiano per assistere alla nascita del sole con l’esecuzione di un concerto strumentale con canti rituali ed una colazione. Anche qui lo scambio dei fiori e il bagno del viso con l’acqua intrisa con le erbe magiche di questo giorno così significativo e carico di tradizione per i roccolani e non solo.